Vino & Altre Storie

Le scelte di un importatore di vino: intervista con Nicola Angiuli

Written by Veronica Lavenia

In questa intervista con Nicola Angiuli, importatore di vino di lunga esperienza USA, fondatore, nel 1999, con Alessandro Francoli, di Francoli USA  (parte di un gruppo internazionale di imprese sotto Francoli S.P.A, operanti da  cinquant’anni sul mercato del vino e liquori Italiani di qualità) scopriamo altri tasselli del lavoro di importatore, scelte e riflessioni su una figura chiave del settore vitivinicolo.

©FRANCOLI USA

Lavori nel campo delle importazioni di vino da circa quarant’anni. Com’è cambiato il settore dai tuoi esordi a oggi?

Sono cambiate molte cose in 40 anni, sia qui in America che in Italia. Dal punto di vista della produzione, quando entrai in questo settore le cantine conosciute che producevano grandi vini erano poche. Non dico che i produttori di grandi vini erano pochi, solo poco conosciuti e difficili da trovare e contattare dall’estero. Ho anche notato che la produzione è cambiata molto. Oggi, i produttori producono meno per ettaro, lavorando più in campagna rispetto ad anni fa, e le quantità si sono sicuramente abbassate, ma i vini sono decisamente migliorati. Parlando di vini, quarant’anni fa, i grandi ristoranti italiani nelle principali città’ americane avevano tanti vini bianchi francesi della Borgogna, mentre oggi, negli stessi ristoranti, vedi vini italiani e qualche vino prodotto negli Stati Uniti (non solo in California, ma anche del Texas, Oregon, Washington, Virginia, Nevada, solo per citare alcuni Stati in cui si producono vini).

©Nicola Angiuli- Fancoli USA

Anche il sistema di distribuzione è cambiato molto. Oggi, i grandi distributori sono diventati enormi e continuano a crescere, acquistando altre ditte di medio livello. Sono talmente grandi che devono avere delle divisioni interne, altrimenti i rappresentanti non sanno cosa vendere. I piccoli importatori e distributori stanno diventando sempre più piccoli, risentendo la competizione con i grandi.

Una nota positiva è che la cucina italiana si è fatta notare negli ultimi 40 anni e ora ci sono ottimi ristoranti. Anche le enoteche hanno ampliato la loro offerta. Se anni fa puntavano solo ai vini più famosi di una determinate regione, tipo il Sangiovese per la Toscana o il Nebbiolo per il Piemonte, oggigiorno, pur continuando a vendere i vini più noti, hanno iniziato ad apprezzare vini di tutte le regioni, anche I vini meno conosciuti.

©Nicola Angiuli- Fancoli USA

Vorrei aggiungere che oggi si parla molto di Intelligenza Artificiale e dei cambiamenti che sta portando e porterà nel mondo, ma il mondo del vino è basato, oltre che sulla qualità del prodotto, sui rapporti umani e questi non possono essere rimpiazzati.

©Nicola Angiuli

Al di là del gusto personale, secondo la tua esperienza, i consumatori americani, soprattutto i giovani, prediligono un vino secondo la loro età (ad esempio i giovani vini bianchi ecc…) o secondo le occasioni?

Ho tre figli e posso parlare per esperienza. Posso dire che i giovani oggi bevono molto meglio dei giovani di 40 anni fa. Grazie ai social e a un maggiore accesso a viaggi e prodotti, sono più curiosi su vini nuovi e stanno imparando a sviluppare un palato che gli consenta di apprezzare al meglio. Sto notando anche che i giovani apprezzano sempre di più vini tipo Lambrusco, Orange Wine e spumanti Prosecco.

I consumatori più anziani, invece, preferiscono rimanere su vini che già conoscono. Certo, ci sono le eccezioni tipo chi ha una cultura più ampia vuole provare vini nuovi e spesso apprezzandoli. Però, nonostante un apprezzamento anche per i vini giovani, c’è una predilezione per vini più invecchiati.

© Nicola Angiuli

Quali sono vini Europei maggiormente richiesti oltre a quelli Italiani?

Senza parlare di vini italiani, direi che i vini francesi sono quelli che hanno preso una bella fetta di mercato. Anche i vini spagnoli e portoghesi sono richiesti. Sto notando, però, che, a causa del riscaldamento globale, stanno emergendo tra le nazioni produttrici di vino nazioni che fino a pochi anni fa non si pensava potessero produrre vino di qualità quali: Inghilterra, Olanda, Polonia e Scandinavia. Certo però che i paesi con più tradizione viticoltrice, come l’Italia e la Francia, stanno continuando (e continueranno) a produrre vini migliori rispetto a paesi che stanno iniziando adesso.

©Nicola Angiuli

In linea generale  che caratteristiche deve avere un vino per convincerti a importarlo?

Per me il contatto umano è la parte più importante, chi ha ideato il vino. Come ribadito, in interviste precedenti, quello tra produttore e importatore è un matrimonio, per cui ci devono essere intese e accordi per avere successo insieme, ma anche per superare momenti difficili come la pandemia di Covid.

Certamente, anche la cantina è importantissima: che attrezzatura  e che tipo di struttura offre per produrre vini. Se io scelgo un vino che ha il potenziale di vendere grandi volumi, voglio essere sicuro di avere l’appoggio e l’infrastruttura per farlo. Il rapporto qualità-prezzo è anche molto importante, nonché la disponibilità del produttore a lavorare con me sulle strategie di marketing. Ultimo, ma non meno importante, se la cantina ha ottime recensioni o, in mancanza di esse, se io credo che possa avere ottime recensioni.

© Nicola Angiuli- FRANCOLI USA

Pur apprezzando tutti i vini, ovviamente soprattutto quelli che importi, quale vino, uno Italiano e uno straniero, non manca mai sulla tua tavola e perché?

Tutti i vini sono come i miei figli, per cui è una domanda difficilissima per me, come chiedermi quale sia il mio figlio preferito.

Parlando di vitigni poco conosciuti, tra i vini stranieri direi Encruzado del Portogallo. Mi piace perché è’ un ottimo bianco che può invecchiare e a me piacciono i vini bianchi che possono invecchiare.

© Nicola Angiuli- FRANCOLI USA

Sui vini italiani proprio non posso scegliere. Sulla mia tavola cambiano tutti I giorni a seconda del cibo e della compagnia. Ad esempio, lo scorso weekend ho invitato a casa mia dei miei amici intenditori di vini per una grigliata. Abbiamo aperto diverse bottiglie di vino, sia rossi californiani di alto livello che italiani. Tra gli italiani ho scelto, a parte dei Nebbiolo invecchiati 10-20 anni, dei vitigni poco noti per farli assaggiare e conoscere ai miei amici, tra cui dei Montepulciano D’Abruzzo (uno dei quali biodinamico), degli Aglianico e dei Susumaniello. Alla fine, tutti i vini sono piaciuti, ma quelli italiani sono stati i preferiti, finiti completamente, mentre dei vini californiani qualcosa è avanzato perché si è preferito finire con Grappe e Amari.

About the author

Veronica Lavenia

PhD.
Writer, book author and magazine contributor, some of her works have appeared in the most popular International magazines.
Digital Content Manager and Communication Manager at "The Wolf Post", since the birth of the platform.

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