Vino & Altre Storie

Museo del vino di Parma

Written by Veronica Lavenia

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Il Museo del vino di Parma, ubicato all’interno dei Musei del cibo di Parma, racconta la storia della vite e del vino nel territorio Parmense.  Una storia lunga secoli che Giancarlo Gonizzi, curatore dei Musei racconta in questa intervista. Emerge un racconto che conferma la ricchezza dell’Italia, da ogni punto di vista: storico, artistico, enogastronomico e non solo.

Un patrimonio che esperienze museali come queste salvaguardano e promuovono al meglio.

Museo del vino di Parma

Quale storia racconta il Museo del vino di Parma ai suoi visitatori?

Assai sviluppata in epoca romana, la viticultura ha lasciato importanti testimonianze culturali nel territorio parmense. L’allestimento museale lo testimonia attraverso sei differenti sezioni.

La prima sala, allestita in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata all’archeologia del vino nel parmense, con oggetti e immagini provenienti dagli scavi del territorio, che documentano come sia nato proprio in questa zona, introdotto dalle popolazioni celtiche, il modo “moderno” di bere il vino, schietto e in bicchieri, abbandonando l’uso greco e latino di vini annacquati e speziati.

La seconda sala approfondisce gli aspetti legati alle caratteristiche della pianta della vite e alla viticultura, ripercorrendo le tracce di questa coltivazione nel parmense, presentando anche attrezzi e oggetti d’uso del secolo scorso e un filmato sulla tecnica della vite “maritata” agli alberi in filari, tipica della zona.

©I musei del Cibo- Parma- Museo del vino

Attrezzi e oggetti antichi raccontano, all’interno della terza sala, la vendemmia e la preparazione del vino, mentre immagini e documenti narrano le storie del vino del territorio: dalle Arti medievali alle tecniche francesi introdotte dai Borbone, all’amore di Garibaldi per la Malvasia, alla passione per la viticoltura di Giuseppe Verdi.

La discesa nella affascinante ghiacciaia rinascimentale si trasforma in un’esperienza avvolgente: immagini a 360° raccontano, nel cuore del museo, il ruolo della vite e del vino nel mito, nella storia e nell’arte, immersi in una cultura millenaria ricca di tradizioni.

Dopo aver attraversato il fossato della Rocca, si approda alla sala delle botti. Qui, si scopre la storia dei contenitori per il vino e dei mestieri ad essi correlati: il vetraio e il bottaio. Ma vi è anche spazio per approfondire l’affascinante storia del cavatappi e per conoscere le “parole chiave” legate al vino.

©I musei del Cibo- Parma- Museo del vino

La sesta sala presenta i frutti della viticoltura parmense: i pionieri del settore, la storia delle etichette, le varietà coltivate, i vini prodotti, perfetti per essere abbinati al formaggio e ai salumi d’eccellenza del territorio, le cantine da visitare nella zona, il ruolo del Consorzio dei Vini dei Colli di Parma a salvaguardia della qualità di un prodotto in continua crescita.

Il percorso si conclude, doverosamente, con la degustazione nell’enoteca nei sotterranei della Rocca in grado, anch’essa, di raccontare storie sempre nuove a che le sa ascoltare.

Museo del vino di Parma

La scelta della sede, Sala Baganza e la sua Rocca, non è casuale, essendo, anch’essa, ricca di storia…

Gli scavi archeologici di Sala Baganza confermano l’esistenza di fornaci dedite ad una ampia produzione di anfore vinarie in questo centro abitato e in quello di Felino, sulla opposta sponda del torrente Baganza. Testimonianze letterarie d’epoca romana descrivono i colli della Val Parma e della Val Baganza ombreggiati da pergolati di vite. La scelta, poi, di allestire il Museo del vino nelle cantine della Rocca Sanvitale permette la coinvolgente esperienza immersiva di discesa nella ghiacciaia di epoca farnesiana. E l’edificio stesso – la Rocca – che ospita il Museo è testimone di una storia ricca e variegata: feudo dei Sanvitale, che trasformano l’originario fortilizio in villa residenziale affrescata dai maggiori artisti dell’epoca, confiscata dai Farnese e scelta quale residenza estiva dei Duchi di Parma, la Rocca domina l’abitato di Sala e ne costituisce il fulcro urbano. Ma sono i vigneti di Maiatico, sui colli a Sud-ovest dell’abitato, ove soggiornò Garibaldi nel 1861, innamorandosi – oltre che della marchesa che l’ospitava – della Malvasia, che volle trapiantare a Caprera a costituire un elemento caratterizzante per il territorio e per il Museo stesso.

Museo del vino di Parma

In quante sezioni è diviso il museo e quale, tra queste, secondo la sua esperienza, sembra attrarre maggiormente i visitatori?

Le sei sezioni del Museo del Vino intrecciano fra loro epoche storiche e fasi di lavoro. Ai due estremi le sale dedicate alla viticultura in epoca romana e nell’Ottocento in area parmense. Al centro, le sale dedicate alla coltivazione della vite, alla produzione del vino e alla cantina. Al “centro del centro” si trova la grande ghiacciaia ipogea, in grado di regalare emozioni inattese al visitatore, che vi giunge al termine della discesa di una lunga e stretta scala in cotto. “Pigiando” con i propri piedi i grappoli che si intravedono (proiettati) su una pedana al centro della ampia sala circolare, si dà il via allo scorrere delle immagini che si rincorrono sulle pareti curve, che avvolgono lo spettatore e trasformano la discesa in questo anfratto, in una esperienza unica. Come particolare e inusuale è la scoperta di tutto ciò che “gira intorno al vino”: botte e bottiglia, tappo e cavatappi, etichetta: antichi attrezzi e filmati del bottaio e del vetraio e una serie tipologica di cavatappi permettono di approfondire aspetti spesso trascurati della “cura del vino” ma fondamentali per garantirne la qualità.

Museo del vino di Parma

Il territorio, di cui il Museo è espressione, è legato anche alla Malvasia, da voi omaggiata, nel 2021, con la presentazione del volume “La Malvasia di Parma. Passato, presente e futuro”, di Antonella Pizzi e Roberto Baruffini. In che misura, nelle sale espositive, vi è traccia di questo vino simbolo della zona?

Un pregevole modello d’uva in vetro soffiato e seta del XIX secolo prodotto da artigiani parmensi rappresenta un grappolo di Malvasia e l’immagine di Garibaldi rievoca la sua visita a Maiatico. Ma la testimonianza più “forte” credo sia data da una serie di bottiglie storiche, databili dal 1832 al 1909 tutte provenienti dal “Monte delle Vigne” – toponimo già di per sé significativo – che presentano, fra i vini più diffusi all’epoca, proprio la Malvasia. Inoltre, non va dimenticata la “Cosèta d’Or”, la ciotola in legno intagliato, un tempo utilizzata per bere la Malvasia e oggi adottata quale trofeo per il premio annuale alla miglior Malvasia del territorio. Un esemplare – quello vinto proprio dal Museo nel 2014 – è esposto nella quarta sala.

Museo del vino di Parma

Nell’ambito della divulgazione della cultura vitivinicola, vi sono attività previste dal museo su questo fronte, soprattutto per attrarre un pubblico più giovane?

Si sente, spesso, parlare di un’emergenza, che vede un numero sempre più elevato di giovani dediti all’alcol. L’attività didattica sviluppata al Museo del Vino mira proprio a far comprendere alle nuove generazioni il valore del vino, le sue caratteristiche e i rischi connessi ad un abuso, che ne mortifica sia la cultura che il valore. Per questo, abbiamo sviluppato una intensa attività didattica e di laboratori rivolta alle scuole del territorio, che possono accedere gratuitamente al Museo.

Museo del vino di Parma

Parallelamente, stiamo invitando diversi blogger a visitare il Museo per coglierne le specificità – in Italia esistono centinaia di musei del vino ma questo è intimamente legato al territorio di Parma – e valorizzarlo in maniera appropriata. Anche le “notti al museo” pensate per i più piccoli, in un ambiente magico e suggestivo come i sotterranei della Rocca, caratterizzano l’attività di divulgazione. Quando la situazione generale lo permetterà, vorremmo però arrivare a proporre al target dei giovani adulti cicli di degustazioni di singoli vini uniti ad approfondimenti storici legati ad alcune sezioni del museo.

About the author

Veronica Lavenia

PhD.
Writer, book author and magazine contributor, some of her works have appeared in the most popular International magazines.
Digital Content Manager and Communication Manager at "The Wolf Post", since the birth of the platform.

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